LVIII tappa - Vi racconto una foto: la solitudine del monaco.
Ciao a tutti!
da inizio anno ho scritto unicamente post di libri o quasi...
non va bene!
Oggi torniamo a parlare di viaggi in senso lato.
Immancabile nel set del bravo turista/viaggiatore/esploratore
c'è una macchina fotografica:
che sia la fotocamera del cellulare o la più ingombrante reflex
si vuole catturare l'attimo perfetto da ricordare e da raccontare,
con un minimo di ambizione si vuole portare a casa uno scatto degno di Steve McCurry o del National Geographic o, come nel mio caso,
si spera che sulla quantità ci siano delle foto gradevoli da vedere per colori e composizione.
da inizio anno ho scritto unicamente post di libri o quasi...
non va bene!
Oggi torniamo a parlare di viaggi in senso lato.
Immancabile nel set del bravo turista/viaggiatore/esploratore
c'è una macchina fotografica:
che sia la fotocamera del cellulare o la più ingombrante reflex
si vuole catturare l'attimo perfetto da ricordare e da raccontare,
con un minimo di ambizione si vuole portare a casa uno scatto degno di Steve McCurry o del National Geographic o, come nel mio caso,
si spera che sulla quantità ci siano delle foto gradevoli da vedere per colori e composizione.
In Birmania (QUI quanto ho già postato) ho scattato tante, troppe foto,
ma ce ne è una che mi piace molto.
Questa.
Io mi imbarazzo sempre molto a fotografare persone,
sarà che non amo comparire in foto a mia volta,
soprattutto mentre sono impegnata in attività quotidiane e ordinarie.
Questo monaco era appena uscito dalla sala di pranzo dove aveva consumato l'unico pasto giornaliero concesso dalla vita monastica.
Lo sguardo pensieroso,
un po' triste,
l'espressione persa e un po' corrucciata
segna la distanza tra i turisti impegnati ad ottenere un ricordo,
scattando foto a raffica,
noncuranti di invadere spazi privati o di mantenere un contegno rispettoso e
la normalità,
l'umiltà di persone impegnate nella loro quotidianità in un mondo in cui le priorità sono diverse dalle nostre.
Ringrazio lo zoom della mia macchina che mi ha permesso di rubare questo ritratto e anche questo scorcio.
Comunque, anche se non ho sparaflashato il monaco con la mia macchina foto,
mi sento un po' in colpa per aver invaso la sfera privata di un individuo.
Questo mio imbarazzo, unita al fatto che non voglio appoggiare tradizioni che deformano il corpo umano, ha fatto sì che io non abbia una sola foto delle famose "donne giraffa",
ma mi sia portata a casa un po' di sciarpine intessute dalle loro abili mani.
E voi? vi sentite in imbarazzo a fotografare le persone come la sottoscritta oppure avete un approccio più aperto?
Alla prossima!
elipisto
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