Cartoline dall'Australia


Ciao a tutti!

è da un bel po' che sono tornata, ma sarà che si prospetta un'estate lavorativa (ovviamente), sarà che si è trattato di un viaggio importante, 
ma la mente torna spesso all'Australia.

In fase di progettazione del viaggio, non potevo non inserire tre posti iconici che rappresentano il continente australiano in tutto il mondo: 
Uluru, i Dodici Apostoli e l'Opera House di Sydney.

Ci sono quei luoghi che sono ormai talmente conosciuti tramite riproduzioni, pubblicità, fotografie, Instagram che sembra di averli visti da sempre e si potrebbe pensare che dal vero non siano sufficientemente "belli" o emozionanti o, più semplicemente, nuovi. 
Invece no!

Andiamo con ordine.

Uluru 

Simbolo del Red Centre e della cultura aborigena sorge a quasi 4 ore di volo da Brisbane, nel bel mezzo del deserto rosso, quel rosso altro simbolo australiano. 
Per arrivare al piccolo aeroporto, ancora chiamato Ayers Rock, si sorvola quasi la metà del continente che, progressivamente, diventa sempre più rosso, solcato da lievi increspature, da segni lasciati dall'acqua; saranno le linee dei canti narrate da Chatwin e seguite dalle popolazioni aborigene per i loro nomadismi? 
Man mano che ci si avvicina e l'aereo perde progressivamente quota si aguzzano gli occhi per scorgere lui: il monolite simbolo. 
Non mi sto a ripetere dicendo che è tutto rosso, rossastro, molto rosso.

Uluru sorge isolato nel mezzo della pianura arida ed è un vero punto di riferimento. 
Si erge per 350 metri sulla linea dell'orizzonte, ma ha una profondità di 7 Km! 
Il suo essere "pezzo unico" non lo rende uniforme, ma l'arenaria di cui è composto accoglie e riflette i raggi del sole in un continuo cangiare di sfumature e di forme. 
Al sorgere del sole la roccia sembra gonfiarsi come una spugna quando viene immersa nell'acqua; 
parallelamente, al calare del sole Uluru sembra sgonfiarsi e rimpicciolirsi su se stesso pronto per espandersi al successivo raggio di sole.

I 12 Apostoli 



Passando dal clima arido a quello oceanico, dall'arenaria al calcare, si incontra un altro simbolo della possente natura australiana. 
I pinnacoli dei 12 Apostoli sono di fianco alla Great Ocean Road.
In realtà non sono 12, non sono mai stati 12! 
Probabilmente, si è ritenuto che il riferimento biblico fosse un nome più accattivante del vecchio "La scrofa e i maialini" (The Sow and the Piglets).
Al tramonto frotte di turisti si accalcano per immortalare le lunghe ombre del calare del giorno e vedere i pinguini rientrare nelle loro tane.

Noi abbiamo scelto, o meglio il luogo del pernottamento a Lavers Hills ha fatto sì che ci andassimo all'alba. 
E, sebbene il tempo non sia stato dalla nostra, abbiamo assaporato un momento di pace.
Nessuno a sgomitare per essere in prima fila, 
nessun schiamazzo a rompere la magia del momento. 
Si era tutti in silenzio ad assaporare il luogo e il momento, 
immersi nell'ascolto del frangersi delle onde e del vento,
 musica che non entra in nessuna fotografia.
Le immagini viste tante volte non rendono l'idea, sono un particolare rispetto al tutto e si rimane incatenati dal panorama. 


Tutto quel pezzo di costa è ricco di spuntoni, archi, scogli e vale la pena fermarsi ad ogni angolo a scattare centinaia di fotografie e leggere i cartelli informativi per conoscere leggende, storie tragiche di naufragi e sopravvissuti, di turisti sorpresi dal crollo di un arco..

Sydney Opera House


Infine, si vola in città: Sydney è una scelta abbastanza obbligata visto che da lì partiva il lungo volo di rientro.
Nei miei archivi c'è una quantità imbarazzante di foto della celeberrima Opera House che domina la baia: l'ho fotografata dal basso, dall'acqua, dal ponte, di fianco...cercando ogni volta di cattura l'anima di questa meraviglia architettonica senza riuscirci. 
Però sono riuscita a trattenermi dal fotografare le 1.056.006 ceramiche che formano la copertura dei tre edifici. 

Dalle immagine viste non pensavo che la presenza fosse così imponente, né che fosse così presente: spesso e volentieri si ritorna qua e la costruzione entra prepotentemente nel campo visivo.

Quando le aspettative sono elevate il rischio di rimanere delusi è dietro l'angolo, 
ma questi luoghi lasciano a bocca aperta. 
Le foto difficilmente riescono ad inserire la meraviglia naturalistica o architettonica nella   vastità del paesaggio e si perdono i collegamenti con l'ambiente circostante. 
Le immagini famose, nella loro "serialità", non riescono a trasmettere l'essenza del luogo fatta di colori, rumori, suoni, odori. 
In pratica bisogna fare come San Tommaso e andare a vedere di persona! 
E se non si riesce si continua a sognare guardando le foto delle riviste, di Instagram...


Alla prossima!
elipisto

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