Sopra e sotto il comodino - Naufraghi senza volto - Cristina Cattaneo


Ciao a tutti!

Oggi voglio raccontare di un libro che mi ha fatto commuovere, 
riflettere ed arrabbiare nello stesso tempo.


di Cristina Cattaneo pubblicato da Raffaele Cortina Editore.

Seppellire i propri morti e permettere a chi è rimasto l'elaborazione del lutto è qualcosa di intrinseco e specifico nella natura umana, tant'è che i primi riti funerari risalgono ad oltre 10.000 anni fa, ossia poco dopo la sedentarizzazione dell'uomo.



In questo libro Cristina Cattaneo racconta la propria battaglia ideologica per il diritto dei morti, di tutti i morti senza distinzioni di colore, provenienza, tipo di morte, ad avere la restituzione della propria identità. 

In seguito ai naufragi avvenuti al largo delle coste sicule il 3 ottobre 2013 e, quello ancora più drammatico del 18 aprile 2015, l'Ufficio del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse (UPCS) insieme al Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (LABANOF), presieduto dalla dottoressa Cattaneo, ha allestito un campo mobile a Melilli per effettuare le autopsie e tutti gli esami necessari per ottenere il maggior numero di dati utili a restituire un'identità ai resti trovati in fondo al mare. 
A cui è seguita la ricerca di quei parenti che hanno avuto la possibilità di recarsi a Roma e a Milano per fornire altri elementi necessari al riconoscimento delle vittime.
La restituzione dell'identità, inoltre, ha una valenza pratica per consentire le pratiche di adozione, il ricongiungimento di minori, etc...

In copertina avrebbe potuto esserci la foto della pagella che il ragazzo provenientedal Mali portava cucita all'interno della tasca o una tessera bibliotecaria o un sacchetto appeso al collo contenente un pugno della terra di origine. 

Il libro è un pugno allo stomaco, non c'è pietismo, c'è il rigore scientifico accompagnato ad una spiccata sensibilità,
il tutto condito dalla convinzione di stare facendo la cosa giusta. 
Giusta per i morti e giusta per i vivi. 

Cito qualche passo del libro che più mi hanno colpito:
  "E' vero ed è spesso istintivo il fatto che più lontano avviene la tragedia, meno ci tocca, soprattutto se la distanza è culturale, ancor più che geografica. 
Ma è anche vero che, spesso, questa lontananza si accorcia quando si tocca con mano la disperazione dell'altro, che non ha bisogno di traduzioni." 

"[...]in un periodo storico in cui, nel parlare di supporto ai migranti, si viene spesso trattati con sufficienza o biasimo - non solo per recuperare un barcone pieno di vittime dalla pelle scura, ma anche per trattarli come tratteremmo mille europei "bianchi" morti in un ipotetico disastro aereo..[...] 
di solito queste vittime, soprattutto dall'Europa "che conta", non vengono considerate degne di pietas né di essere identificate, né i loro parenti degni di sapere se il proprio figlio è vivo o morto" 


"E pensai alla diversa sorte che tocca ai morti, al suo variare in base a chi sono, da dove vengono e come muoiono. Totò si sbagliava: 
la morte non è sempre una livella."

Che cosa hanno di diverso le vittime dei barconi dalle vittime di disastri aerei?
In cosa differiscono i parenti dei migranti dai parenti di ragazzi italiani che risultano dispersi?



E, a chi critica questo dispendio di risorse per dei morti, Cristina Cattaneo risponde: 
"E se fosse tua figlia?"

Alla prossima!
elipisto


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