17 marzo 2020

Tag: Che viaggiatore sei?

Ciao a tutti!
colgo il suggerimento fornito da Claudia nel suo canale Youtube da Lise legge Lise viagga per fare un bel tag che mi porta a sognare orizzonti lontani invece delle quattro pareti domestiche.

  •  Nella tua valigia non deve mai mancare...E in quanto tempo la prepari?
A parte gli essenziali: macchina foto ed ereader, una cosa che non manca mai è un telo di cotone che ha molteplici usi: è utile per sedersi in terra, per avere uno strato in più, per stendersi al sole, per asciugarsi, può essere utilizzato come sciarpa o come cappello quando il sole esce all'improvviso e rischi l'insolazione (per fortuna non ci dovrebbero essere prove fotografiche della sottoscritta in giro...).
L'obiettivo sarebbe quello di viaggiare con il solo bagaglio a mano per evitare le lungaggini aeroportuali. Penso di dover ottimizzare la mia tecnica di preparazione e assemblaggio della valigia: inizio con un momento di massificazione del disordine, spargendo quello che penso mi possa servire, seguito da un processo di riduzione e compattamento, rigorosamente due giorni prima della partenza che devo avere il tempo per smontare e rimontare il bagaglio l'ultima volta prima di partire. 
  • Quali scegli tra mete fredde o calde?
Bom Jesus do Monte (Portogallo)
La premessa è che la percezione che si ha della temperatura mentre si è in viaggio è diversa da quella che abbiamo quando dobbiamo alzarci per andare a lavorare. Per cui anche la sottoscritta che inizia a lamentarsi del caldo dai 25 gradi in poi, non si è tirata indietro davanti alla salita della bellissima scalinata del Santuario di Bom Jesus do Monte affrontata durante un picco di caldo settembrino  (42°) o alla visita dei koala di Henson Bay su Kangaroo Island  (purtroppo, gravemente colpito dagli incendi di quest'anno) anche se, quando la temperatura, accompagnata da un vento bollente, ha raggiunto i 43 gradi ho dato forfait.
In linea di massimo, cerco, laddove possibile, di viaggiare nelle stagioni "giuste" ossia non troppo calde, non troppo piovose etc per godermi al meglio l'esperienza del viaggio, se poi non è il periodo di alta stagione, tutto di guadagnato.

  •  Il tuo viaggio ideale è con..?
Ring of Brodgar (Isole Orcadi)
Ho viaggiato da sola, in gruppo, in coppia, con amici e con sconosciuti e, devo dire che, il mio viaggio ideale è quello indipendente con una macchina e via! verso l'ignoto e oltre..ehm, non proprio! Normalmente, quando parto le tappe sono quasi tutte prenotate, però mi piace lasciarmi sorprendere dall'imprevisto o dalla deviazione. Un'altra cosa che mi piace fare è quella di inserire tappe leggermente fuori dai percorsi turistici: le Orcadi e l'isola di Iona in Scozia, Sheep Head in Irlanda, Blue Mountains in Australia (ok, questo è un posto turisticissimo, ma io non lo conoscevo!). 

  • Ti piace assaggiare il cibo locale o cerchi il cibo italiano?
Mercato di Hoi An - Viet Nam
Per rispondere a questa domanda racconto le uniche due volte in cui ho mangiato la pizza all'estero. La prima a Luan Prabang che, dopo aver mangiato poco per tre giorni (c'era poco cibo per tutti e i ratti allo spiedo non solleticano il mio appetito), avevo bisogno di qualcosa che tappasse la voragine nello stomaco. La seconda, qualche anno fa, a Belfast in cui il delizioso fish and chips adocchiato è risultato essere chiuso alle 19.07, l'alternativa è stata Domino Pizza nel vicino centro commerciale, eccezionalmente aperto fino alle 21!
Riassumendo: cibo locale purché si rispettino un minimo di condizioni igieniche e che sia cotto e, per ora, mi è sembra andata bene.

  • Cosa rappresenta il viaggio per te?
Isola di Miyajima - Giappone
Domanda semplice come chiedermi cosa rappresenta la lettura per me. Il viaggio significa diverse cose: è un po' una fuga, ma è molto una scoperta di posti nuovi, usanze diverse. Viaggiare mi è servito e mi serve per allargare gli orizzonti e abbattere gli stereotipi che, tutti noi, ci portiamo sul groppone. E' crescita, è sorpresa, è cultura, è natura, è storia di luoghi e di persone. 
A ben pensare è una risposta che ben si adatta anche a cosa rappresenta la lettura per me.


  • Il viaggio più bello che hai fatto?
Baja California
Tutti non vale come risposta, vero? Ogni viaggio è unico nel suo genere per cui è difficile fare una classifica.
Adoro l'Islanda, non a caso ci sono stata due volte e, prima o poi, ci andrò una terza volta che c'è quell'angolo lassù che mi manca. Non posso tralasciare la Baja California dove ho potuto accarezzare una balena!!! Lo so che gli animali selvatici vanno lasciati stare, ma si è avvicinata alla barca e non ho saputo resistere. Patagonia, Nuova Zelanda, Colorado Plateau, Australia, Irlanda, Bretagna...se volete posso continuare

  • Hai dei brani musicali che ti riportano subito ad un viaggio che hai fatto?
Tendenzialmente ascolto quello che passa la radio in quel momento. Però c'è una canzone che immediatamente mi porta nel Canada Orientale nell'ormai lontano 2000: It's my life dei Bon Jovi. 

  • Sei più da vacanza avventura o relax?
St. Pol de Leon - Bretagna
Normalmente quando torno dalle vacanze ho bisogno di una settimana per riprendermi perché si tratta di vacanze in movimento. Quando ero più giovane ero affamata di posti da vedere, con l'età (e gli acciacchi) ho capito che non si può vedere tutto, è semplicemente impossibile, per cui ho imparato a rallentare e a godermi l'esperienza. Rubo quanto ha detto Claudia: si tratta di viaggi "esplorazione" che, inevitabilmente, mi arricchiscono. Nonostante i miei viaggi non siano improvvisati, mi piace lasciarmi sorprendere da quel vicoletto o da quella deviazione e se capita di perdersi, pazienza, spesso si scoprono delle piacevoli sorprese nascoste appena dietro l'angolo.

  • Qual è il viaggio che se potessi fare ora faresti?
In un altro periodo storico avrei detto: "Puntate un dito sul mappamondo! Lì è proprio dove vorrei andare, anche se si trattasse della Fossa delle Marianne!".
In questo periodo di quarantena sarei ben contenta di poter partire e tornare dai miei in Piemonte. Quest'anno c'è (c'era?) in programma un viaggio nelle Rockies Mountains canadesi... riuscire a partire sarebbe un bel sogno che si realizza.

Ringrazio Claudia, e chi ha ideato il tag, perché mi ha dato la possibilità di rivivere dei bellissimi momenti: ogni foto che ho inserito mi ha fatto fare un viaggio lungo le strade della memoria e vorrei avere la capacità di saper raccontare le storie in modo avvincente e divertente. 

Alla prossima!
elipisto

28 febbraio 2020

Essere turisti a casa propria: L'abbazia di Chiaravalle

Ciao a tutti!
Da un paio di anni casa mia è diventata anche la Lombardia, regione che conoscevo poco e da "brava" piemontese vedevo con sospetto e diffidenza, d'altronde si sa che "Torino inventa e Milano ruba le idee! Ci hanno provato pure con il Salone del Libro!" 
Stereotipiti e frasi fatte a parte, perché non dare nuova linfa a questa piccola rubrica condividendo le scoperte che faccio? 
Proviamoci e vediamo quanto dura.

Una delle prime cose che hanno solletticato la mia curiosità è il campanile che, poco dopo la stazione di Rogoredo, si staglia quasi a bloccare l'avanzare del cemento, d'altronde è ai confini del Parco Agricolo Sud Milano ossia una corona di verde a contrastare il cemento urbano.


Il campanile, dalla forma ottagonale, è conosciuto ai milanesi con il nome di "Ciribiciaccola" ed è, probabilmente, la caratteristica maggiore dell'Abbazia di Santa Maria di Chiaravalle fondata nel lontano 1135 da Bernando di Chiaravalle. 
La chiesa, essendo stata edificata tra il 1150 e il 1160, rappresenta uno dei primi esempi di architettura gotica in Italia, ma all'interno del complesso religioso ci sono influenze rinascimentali di nomi come Bramante e Luini, mentri gli affreschi del transetto e del presbiterio sono dei fratelli Delle Rovere conosciuti come Fiammenghini.


Il complesso venne abbandonato nel 1798 durante il periodo napoleonico; negli anni successivi una parte di esso, tra cui parte del Chiostro del Bramante, venne distrutto per fare spazio alla linea ferroviaria Milano-Pavia... quando si dice "lungimiranza e progresso".
I monaci vi ritornarono nel 1952 contribuendo a portare avanti i lavori di restauro.

Per apprezzare al meglio la storia, il rapporto con Milano, i cicli pittorici ed avere la possibilità di visitare il chiostro e la sala capitolare ci sono delle interessanti visite guidate che partono ogni ora. 


Bisogna essere grati ai monaci, non solo perché bonificarono parte della pianura padana, ma per sfruttare i surplus di produzione del latte, inventarono la formula segreta del Grana Padano che ancora oggi solletica il nostro palato. 

E' una frase fatta, ma Chiaravalle è un'oasi di pace e di tranquillità in mezzo alla frenesia di una grande città come Milano a ricordarci che ci può essere una vita con valori e ritmi diversi. Ha quasi dell'incredibile essere di fianco ad una delle arterie milanesi più trafficate, ossia la temibile Tangenziale Est e sentirsi in pace con il mondo e avere le spalle alleggerite dal peso dello stress. Tutte sensazioni espresse in modo assolutamente banale e scontato, ma assolutamente veritiere.

Io ho visitato l'abbazia una calda giornata estiva e ho piacevolmente approfittato nel refrigerio e conforto offerto dalla piccola bottega del complesso dove è possibile acquistare, oltre al gelato artigianale, dell'ottima birra trappista così si coniuga il piacere spirituale a quelle più godereccio!



Ovviamente, le informazioni non sono farina del mio sacco, ma le ho reperite su Wikipedia e sul sito del Monastero di Chiaravalle.

Nelle vicinanze c'è l'abbazia di Mirasole, prima o poi vado a vedere com'è!
Alla prossima!
elipisto

21 gennaio 2020

Sopra e sotto il comodino - Un anno di letture

Ciao a tutti!

E niente, siamo a gennaio e sono già in affanno con il blog. Ottimo inizio!
Il tempo di uno starnuto e si è già a febbraio e a breve ci saranno violette e primule a farci compagnia.
Tempo di bilanci, che non amo fare, e di buoni propositi di cui amo ancora meno l'ipocrisia. Allora perché faccio il bilancio delle letture? Perché i libri sono il "mio tesssoro" e mi piace guardarli e riguardarli.
Mi faccio molto liberamente ispirare da una serie di domande proposto da molti dei booktuber che seguo che si chiama "The End of the Year Book Tag", togliendo e aggiungendo domande a mio piacimento.
Presto che è tardi! 


Con quale libro hai iniziato il 2019?
A Gennaio ho letto poco perché ero impegnata in un fantastico viaggio in Australia in cui non avevo tempo per leggere, per cui ho portato a termine un solo libro: 
"Vi racconto l'astronomia" di Margherita Hack 
che avevo iniziato nell'anno precedente. Un saggio divulgativo su come funziona l'universo che ha illuminato la mia più buia ignoranza sull'argomento.

Il primo libro interamente letto nel 2019 è il divertente 
"Il più grande uomo scimmia del Pleistocene" di Roy Lewis
in cui viene raccontata la parabola dell'umanità in modo ironico e sagace, lettura assolutamente consigliata.

Con quale libro hai terminato il 2019?
Con una lettura assolutamente inaspettata e che non avrei pensato di fare:
Moby Dick di Herman Melville
Ad un certo punto ho sentito il richiamo della balena bianca o di Ismaele e ho affrontato questa lettura complicata, ma che sono stata contenta di aver fatto.

Qual è il libro più corto, e quale il più lungo che hai letto quest'anno?
Per rispondere a questa domanda mi viene in aiuto Goodreads che mi dice che il libro più corto è 
"Memorie sui costumi della Cambogia" di Zhou Daguan 
di 55 pagine comprato al Book Pride di Milano dopo una chiacchierata sul Sud Est asiatico presso lo stand della O barra O Edizioni; si tratta di un breve reportage di un "ambasciatore/funzionario" cinese che racconta usi e consumi della corte khmer sottolineando le differenze con la più evoluta, almeno secondo il parere dell'autore, corte cinese.
Per quanto riguarda il libro più lungo Goodreads mi indica la raccolta completa dei fumetti di Corto Maltese, per un totale stratosferico di 1413 pagine, ma si tratta di un cofanetto di 7 volumi. Il singolo volume con più pagine è "Shogun" di James Clavell con oltre 1000 pagine, ma ha vinto un'altra classifica per cui vado al terzo gradino del podio e trovo il prezioso volume de 
"La storia del mondo in 100 oggetti" di Neil MacGregor
in cui l'autore, uno dei curatori del British Museum, sceglie 100 reperti custoditi tra le mura del museo per raccontare l'evoluzione della civiltà con un approccio globale. 

Il peggior libro dell'anno

Chi sono io per stabilire se un libro è bello oppure brutto? Non avendo competenze specifiche l'unico mio criterio è l'intrattenimento che la lettura mi dà, per cui modificherei la domanda in:

Il libro più noioso dell'anno
oltre ad essere salito sul podio del libro più lungo, la medaglia d'oro del libro più noioso va a 
Shogun" di James Clavell
la copertina è bellissima, la trama intrigante, l'ambientazione esotica. Sulla carta un libro da cui è difficile staccarsi, in realtà una noia lunga 1104 pagine in cui la storia arranca, si ripete, si contorce, non va avanti e i dialoghi  sono imbarazzanti.
 Il libro che ti ha deluso di più
Il giudizio se una lettura sia più o meno soddisfacente dipende anche dalle aspettative che si hanno nei confronti di quel libro. 
La mia è, probabilmente, un'opinione impopolare, ma, personalmente,
"Il mio anno di riposo e oblio" di Ottessa Moshfegh
non l'ho trovato per nulla divertente e, il presunto cinismo della protagonista, per me è solo incapacità di prendersi le proprie responsabilità. Questa lettura è stata un caso eclatante di aspettative disattese: mi aspettavo una narrazione divertente, frizzante, ironica, una presa in giro di un certo tipo di persone ma,quando l'ho avuto tra le mani, lo avrei lanciato dalla finestra. Veramente si può uscire da una depressione con una dose massiccia di pasticche dormendo per 6 mesi? Senza ulteriori danni alla salute? Senza quel lungo lavorio interiore? Che fa, una si sveglia ed è improvvisamente in pace con il mondo e, soprattutto con se stessa e il proprio senso di inadeguatezza e fallimento? Mah! 

Un libro letto quest'anno che ti è piaciuto e vorresti consigliare

Solo uno? Facciamo quattro. Seguendo l'ordine di lettura, ho iniziato l'anno libresco alla grande con: 
"Dune" di Frank Herbert
un capolavoro della fantascienza in cui l'autore non ha bisogno di grandi spiegoni per catapultare il lettore in una galassia lontana lontana...ah no! quello è l'inizio di Guerre Stellari ma, la citazione non è casuale visto che i film devono molto alla saga di Dune e alle vicende ambientate nel pianeta Arrakis e alla riscossa dei Fremen guidati da Paul Atreides.

Dopo un'incursione nel mondo della fantascienza, c'è stata un'altrettanto felice incursione nella narrativa italiana con 
"Lacci" di Domenico Starnone
in cui, con una prosa brillante e arguta, si indagano i legami e i lacci che tengono insieme delle persone per amore o per il quieto vivere.

La lettura dell'estate è stata il vincitore del premio Pulitzer del 2019 ossia:
"Il sussurro del mondo" di Richard Powers
Ne avevo parlato in modo un po' più approfondito qui; brevemente, si tratta di un atto di amore nei confronti degli alberi e nei confronti di coloro che hanno degli ideali. 

Infine, seguendo il filone delle letture del 2019, in tema di clima e ambiente e sugli impatti dell'uomo sul nostro pianeta,  la lettura che mi ha toccato di più è:
La sesta estinzione di Elizabeth Kolbert
altro premio Pulitzer per la saggistica del 2015, che descrive l'impatto che l'homo sapiens ha sul mondo che lo circonda in un modo discorsivo, ma accurato dal punto di vista scientifico. 

Qual è il libro con la copertina più bella

Non prendiamoci in giro da brava lettrice mi faccio intort...imbambolar....incantare volentieri dalle copertine.
Probabilmente la copertina più bella è di un libro di Iperborea, ma va?
 "Uno scià alla corte d'Europa" di Kader Abdolah
un pavone con la coda che ricorda un sontuoso broccato che, insieme alla consistenza della copertina del libro, creano un mix incredibile che portano alla memoria atmosfere da mille e una notte.

Hai già dei piani di lettura per il 2020?

No. Risposta un po' troppo secca? Decisamente, però assolutamente veritiera: non riesco a seguire liste di lettura preordinate e non so che cosa vorrò leggere tra una settimana, figuriamoci in un anno intero. Il criterio è: guardare i titoli e lasciarsi ispirare dal momento, un po' come è successo per Moby Dick, scelto sull'onda dell'istinto di quel momento.
Sarebbe retorico ed ipocrita da parte mia continuare a ripetere di comprare meno libri che non ci crede nessuno, ma vorrei attingere allo scaffale dei libri da leggere ed usare di più la biblioteca, soprattutto per i quei libri che non sono sicura mi possano piacere. 

Vediamo che cosa mi riserverà l'anno in corso a livello di letture.

Alla prossima!
elipisto

28 dicembre 2019

Un fine settimana in Europa: il castello di Vianden

Ciao a tutti!
Uno degli aspetti caratteristici del paesaggio lussemburghere sono i castelli: 
privati, pubblici, che ospitano scuole o prestigiosi albeghi, visitabili o romantiche rovine,  per tutti i gusti.

Durante il nostro fine settimana alla scoperta della capitale lussemburghese (qui il post) abbiamo approfittato dell'efficiente sistema di trasporti e del fatto che fossero compresi nella Luxemboug Card per andare al Nord del Granducato per visitarne uno dei simboli: 

Lo sperone su cui si erge il castello si innalza al di sopra del fiume Our ed è possibile raggiungerlo tramite una seggiovia oppure percorrendo la la strada che porta in cima al paese passando accanto a chiese e botteghe.


Le prime tracce di fortificazione su questo sperone risalgono, tanto per cambiare, ad una guarnigione romana posta a difesa della zona di Treviri.
Il castello vero e proprio, il nucleo originario di quello che possiamo ammirare noi adesso, risale all'XI secolo, a cui si sono susseguiti ampliamenti e ricostruzioni fino al lungo, lento declino culminato nel 1820 con la vendita o svendita di diverse parti dell'edificio fino a trasformarlo in una romantica rovina immortalata nelle cartoline di inizio secolo scorso. Nel 1977 diventa proprietà dello stato e iniziano, finalmente, i lunghi e necessari lavori di ricostruzione del castello a quello che è stato il periodo di maggiore splendore e fortuna della zona: il XIV secolo durante il periodo gotico.

La visita si snoda lungo i diversi ambienti ricostruiti; in teoria sarebbe possibile godere di scorci sul paese e sul paesaggio circostante ma, in barba alle previsioni del tempo che prevedevano un tempo discreto, la visibilità era molto scarsa...pazienza! 
Quando si è in viaggio si prende quello che viene.





Lungo il fiume Our ci sono un paio di passeggiate gradevoli e istruttutive dove, leggendo alcuni pannelli informativi, ho scoperto che nel cuore dell'Europa si pescavano i salmoni e che si sta cercando di reintrodurli favorendo il superamento dei tanti sbarramenti che nel tempo sono stati costruiti.

Per saperne di più su castelli, su modalità di visita, orari di apertura l'efficiente sito del turismo lussemburghese è di facile consultazione.

Il Lussemburgo può essere una gradevole deviazione o integrazione di un viaggio tra Germania e Francia.

Alla prossima!

elipisto

24 novembre 2019

Un fine settimana in Europa: Ville de Luxembourg

Ciao a tutti!

Chissà che cosa ci sarà mai da vedere nella città del Lussemburgo.
Non sapendolo, complice un volo ad un prezzo economico prenotato dal divano durante una sonnecchiosa domenica, siamo andati a scoprirlo.

Ben poche erano le cose che sapevo prima di partire: 
l'elevato numero di banche e di soldi,
la presenza di una sede del Parlamento Europeo e istituzioni varie e che il centro storico è un sito Unesco.

La storia della città inizia nel 963 quando Sigfrido acquista il vecchio castellum e il circostante terreno che si erge come un promontorio sopra un'ansa del fiume Alzette molto vicino alla confluenza con la Pétrusse.

Da questo sperone roccioso si parte alla scoperta della città.

 Si scende all'interno delle Casemates du Bock: un impressionante sistema difensivo scavato all'interno della roccia che diede alla piccola città il nome di "Gibilterra del Nord" (Maggiori informazioni QUI). 
Le aperture, che in passato ospitavano cannoni e militari, nonché offrivano alla popolazione riparo durante i numerosi assedi, 
adesso permettono la vista sui diversi lati della città.


Dalle casemates si prosegue la visita seguendo il tracciato delle vecchie mura lungo il percorso denominato "Le Chemin de la Corniche" che, non molto modestamente, venne definito come il più bel balcone d'Europa e dallo sperone del Bock porta fino vecchia cittadella di Saint Esprit (attuale polo giudiziario della città), 
con notevoli scorci sulla valle dell'Alzette e sulla città bassa.

A questo punto ci si può dedicare al centro storico molto raccolto e con uno stile architettonico uniforme che ricorda quello delle città francesi: ampie piazze che si aprono all'improvviso, case solide e possenti che mostrano il potere. Non manca il Palazzo Granducale che si affaccia in una vivace via ricca di caffè e bistrot.


La vera sorpresa si ha quando si lascia alle spalle la protezione delle vecchie mura e si scende nella città bassa in cui, lungo le sponde dei fiumi, sorgevano i quartieri poveri e gli alloggiamenti delle milizie che comandavano la città. 
Le case si fanno più basse, normalmente a due piani, l'opulenza viene lasciata alle spalle, si ha l'impressione che sia una zona maggiormente vissuta e meno di rappresentanza ed è un piacere passeggiare lungo i fiumi alla ricerca di una buona birra ristoratrice. 


Dalla parte opposta, seguendo il filo degli antichi bastioni, si giunge al moderno quartiere di Kirchberg, sede di diverse istituzioni europee, di centri culturali e sportivi e, in generale, di edifici moderni e futuristici.
Lo abbiamo parzialmente esplorato sulla via del ritorno, 
ma l'impressione è quella di un quartiere che si anima durante le ore lavorative che risulta privo di personalità e di "calore", un po' come lo sono tutti i centri direzionali. 



La città del Lussemburgo è stata una piacevole sorpresa, 
meta ideale per un fine settimana per staccare la spina; 
nonostante sia uno dei centri economici dell'Europa, 
durante il fine settimana l'aria che si respira è molto rilassata e piacevole.



Io non ho trovato, prima di partire, nessuna guida cartacea da portare con me 
(lo so sono vecchio stile, ma a me piace sfogliare le guide), 
per cui, con qualche ricerca su internet fatta a casa, siamo andati piacevolmente a zonzo, ma se non si vuole andare all'avventura l'ufficio del turismo in Place Guillaume II offre un pieghevole con le indicazioni per scoprire la città e tutte le informazioni necessarie per coglierne tutte le occasioni.

Di seguito qualche scatto lussemburghese tra città alta e città bassa, tra modernità e tradizione.

















Alla prossima!
elipisto



03 settembre 2019

Sopra e sotto il comodino: Il sussurro del mondo

Ciao a tutti!
per il mio compleanno ho ricevuto una montagna di libri tra cui uno dei titoli del momento: 
Il sussurro del mondo di Richard Powers, 
edito da La Nave di Teseo,
vincitore del premio Pulitzer per la narrativa del 2019.

Io, normalmente, mi tengo alla larga dai libri più chiacchierati e pure da quelli premiati che, spesso, non incontrano il mio gusto.

Però c'è qualcosa in questo volume che ha attirato fin da subito, indipendentemente dalla sua fama;
sarà che è il titolo giusto al momento giusto, 
sarà che è un periodo che sto leggendo di clima e ambiente. 

Fortunatamente, le aspettative non sono state deluse e, al termine della lettura, avevo voglia di uscire ed abbracciare tutti gli alberi che incontravo sul mio passaggio per ringraziarli per quello che fanno e scusarmi per la stupidità umana.

Il romanzo non ha una struttura classica bensì riprende la suddivisione degli alberi in radici - tronco - chioma - semi.

Le radici sono i racconti che ci fanno conoscere i nove coprotagonisti le cui storie si intrecciano, si incontrano e crescono nelle altre parti del romanzo, tutte accomunate dalla fascinazione che gli alberi - a diverso titolo - esercitano su di loro. 
Ma c'è un decimo protagonista che sovrasta tutti: l'albero, o meglio gli alberi che hanno una propria "coscienza" e che sopravviveranno a qualsiasi porcata che il genere umano sta facendo per usare ed uccidere l'ambiente.

E' un libro che consiglio a tutti? 
Pur essendo molto bello, secondo me, ha bisogno di un lettore abituato a leggere di storie non lineari che si perdono per poi ritrovarsi. Poi, basta affidarsi alla penna di Powers che è in grado di condurre per mano il lettore dalle radici fino all'ultima tremolante fogliolina.

E' un libro che scuote le coscienze, che commuove e che fa profondamente arrabbiare.
Se al termine della lettura non vi viene voglia di proteggere e tutelare il verde che ci circonda siete delle brutte persone, lasciatemelo dire. 

Come ho scritto in un post precedente ci sono delle letture che evocano dei luoghi e viceversa. In questo caso La lettura mi ha fatto venire in mente la foresta nebulosa di Monteverde in Costarica che ho avuto la fortuna di visitare un paio di anni fa. 

Il microclima che si genera dall'incontro delle correnti atlantiche e quelle pacifiche crea una condizione unica molto umida che permette la sopravvivenza di specie endemiche e di una biodiversità difficilmente ritrovabile altrove. 
Una parte della riserva è dedicata al turismo con la possibilità di percorrere delle passerelle aeree che attraversano la canopia oppure di attaccarsi con un imbrago ad un cavo di acciaio e "sfrecciare" nella foresta. 
Che il turismo, se gestito in modo intelligente, potesse essere una difesa dell'ambiente non mi era ancora venuto in mente, anche se si tratta sempre di utilizzare la Natura per fini economici.










Alla prossima!
elipisto

25 agosto 2019

Un fine settimana al Passo del Bernina

Ciao a tutti!
di recente ho nuovamente preso il trenino rosso del Bernina per trascorrere un fine settimana nella bella Engadina.
Qui il post di quando ci sono andata la prima volta, le emozioni sono sempre le stesse e i paesaggi sempre belli.



Questa questa volta mi sono goduta il maestoso paesaggio facendo, prima il giro del lago di St. Moritz, poi andando a piedi alla stazioncina di Celerina attirata dalle rovine del campanile della chiesa S. Gian.

Infine, dormendo nell'antico Ospizio del Bernina situato in prossimità dell'omonimo passo con camera con vista sul Lago Bianco e sul ghiacciaio che scende dal Piz Cambrena. 
Una sistemazione da togliere il sonno, nel senso che si rimane incantati alla finestra ad osservare il mutare della luce con il trascorrere delle ore, senza dimenticarsi dell'alba!



La vera sorpresa è stata svegliarsi la domenica con il cielo terso, tersissimo senza neanche una nuvola! 

Quale migliore occasione per prendere la funivia del Diavolezza che porta a quota 2978 m al cospetto del ghiacciaio del Morteratsch racchiuso tra le alte vette del Piz Palu e del Piz Bernina.



Siamo saliti con una delle prime corse della funivia quando il brusio dei turisti non si sente ancora e non gareggia a sovrastare la maestosità delle cime.
Uno spettacolo per gli occhi e per la mente, ma anche un colpo al cuore perché gli effetti del riscaldamento globale sull'arretramento del fronte glaciale si fanno vedere, 
eccome!


Dal piazzale della funivia parte un sentiero che porta in un'oretta al Munt Pers: uno splendido balcone panoramico verso le alte cime delle Alpi Retiche. 
Il percorso richiede un po' di attenzione perché si è in quota e
se manca il fiato e il cuore batte forte in gola, oltre alla mancanza di allenamento, è l'altitudine che inizia a farsi sentire. 


Non paga di essere in mezzo ai monti e in barba ai consigli di ortopedici e fisioterapisti, passo dopo passo, costeggiando il lago Bianco siamo giunti all'alpe Grum dove c'è stata l'ultima occasione per rimanere incantati davanti ai ghiacciai prima di prendere il trenino per rientrare in Italia.

Alla prossima!
elipisto

Sopra e sotto il comodino - Letture primaverili...ma non troppo

Marzo è arrivato e la primavera bussa alle porte con le gemme che spuntano sui rami, i fiori che ingentiliscono i prati e gli alberi, le ...